Un ambiente semplice, ordinato ed accogliente è tutto ciò che occorre affinchè il bambino possa muoversi liberamente, sperimentando il mondo circostante e acquisendo nuove competenze senza la costante intromissione dell’adulto.
Creare un ambiente a misura del bambino significa, non solo porre gli arredi alla sua altezza, ma anche adattarli alla sua forza fisica, così che il bambino possa spostarli quando necessario. A tal proposito, anche gli oggetti di uso comune rivestono un ruolo principe, quanto più sono “fragili”, tanto più il bambino impara a coordinare i suoi movimenti e a prendersi cura delle sue cose.
Maria Montessori sosteneva che è proprio attraverso la sperimentazione dell’errore che il bambino impara che un oggetto può rompersi e, dunque, comprende come manipolarlo al meglio per non commettere il medesimo errore la volta successiva. Solo “sacrificando” qualche oggetto aiuteremo i nostri bambini a sviluppare l’accuratezza e la precisione dei movimenti, insegnando loro la gentilezza dei gesti, nonchè la cura ed il rispetto per le cose.
Va da sè che l’ambiente in cui il nostro bambino interagisce è un ambiente dinamico, in quanto si evolve insieme ai suoi bisogni e sulla base delle competenze acquisite. Il bambino, immerso in questa interazione costante, diventa l’artefice principale del suo sviluppo psico – fisico. Tuttavia, se come affermava Maria Montessori, l’adulto stesso fa parte di questo ambiente, occorre che egli si adatti alle necessità del bambino, rendendolo indipendente e non ostacolandolo. Non è l’adulto che plasma la personalità o il modo di essere del bambino, non è lui che gli insegna a camminare, a parlare e pensare, egli non costruisce, bensì facilita il processo di apprendimento attraverso la preparazione di un ambiente sicuro e stimolante.
L’adulto assume, così, un ruolo fondamentale, diviene un “aiuto alla vita”, una guida attenta e paziente che osserva l’agire del bambino, ne rispetta i tempi ed interviene solo se necessario o se il suo aiuto viene espressamente richiesto.
L’ingrediente principale di questa relazione educativa è, dunque, la fiducia. Fiducia nel bambino, nelle sue potenzialità e in ciò che è destinato a essere: «un’opera d’arte della natura».
“Vi è un tempo per ogni cosa, e se sapremo attendere sarà il bambino stesso a mostrarci il “miracolo della creazione”. Se saremo in grado di accompagnarlo invece di sostituirci a lui, di ascoltarlo anziché imporgli scelte, di offrirgli risposte puntuali ai suoi bisogni piuttosto che continue stimolazioni arbitrarie, potremo davvero realizzare «l’educazione come aiuto alla vita» e dare il nostro contributo alla formazione degli adulti del domani, nella speranza che possano davvero essere costruttori di pace e fraternità.”